Giorni di apprendistato sia per me che per Roby. Stiamo cercando di imparare al meglio il linguaggio si Sara, il sistema di segnali che usa per farci capire cosa ha. Quando piange per fame, quando piange per dolore alla pancia, quando piange per nervosismo. Stiamo cercando di capire come organizzarci per il sonno e stiamo cercando di imparare a dormire quando dorme anche lei. Insomma un lavoraccio perché ormai tutto dipende da lei e noi non possiamo che piegare tutta la nostra vita alle sue esigenze. Hai voglia a dire che lei si deve abituare a te… sono solo belle storie! Lei piange e si strazia il cuore. Insomma tante cose adesso da considerare: ricordarsi l’orario in cui ha iniziato a mangiare, calcolare quando e quanto mangia. Cercare di farsi bastare i suoi sorrisini per andare avanti e non farsi prendere dalla malinconia per quell’intimità che hai perduto per sempre, quando c’eravamo solo io e Roby ed eravamo l’uno per l’altra e basta. Eppure, ogni tanto mi ricordo che quell’intimità è collassata mesi fa perché, probabilmente, non ci bastava. Ed anche la malinconia dei nove mesi che abbiamo aspettato la si combatte ricordando che… cavolo, abbiamo aspettato nove mesi proprio lei.
La verità è che c’è una cosa che mi stupisce: dove sono i movimenti dell’anima che immaginavo, che mi hanno raccontato? Un grande amico a telefono mi rivelava: “Di’ la verità, è una gran delusione giusto?” Lui ha due figli già da tempo quindi ne sa più di me. E in effetti c’è un po’ di delusione. Insomma, mi hanno raccontato che i bambini odorano di buono… SCIOCCHEZZE, i bambini odorano di cacca, di latte andato a male. E anche tutto il resto manca. Verranno le cose, mi dico, quando lei è tranquilla e la tengo fra le mie braccia come in questa foto. Me lo dico quando lei si addormenta fra le mie braccia e dorme per un bel po’, quando ascolta la mia voce bassa e si tranquillizza, rapita da quel suono che – mi racconto questa belle favoletta – riconosce come quella che sentiva nella pancia. Me lo racconto quando sorride, e non più solo quando dorme. Però il lato egoistico di me dice ancora non basta. Ma forse la verità dura è che non basterà mai, che aveva ragione mia madre che diceva che essere genitori è una gran fatica perché è un gioco a perdere, dai sempre senza ricevere mai abbastanza.
Però Sara è ancora quell’idea che ancora porto nella mia testa e mi fa compagnia in continuazione. E’ ancora quel pensiero continuo che mi frulla dentro. E’ ancora quella voglia di non perdere l’amore di Roby che è la donna della mia vita, anche se ora quest’esserino ci distrae, fa si che io senta la mancanza di mia moglie e lei senta la mia mancanza. E quindi c’è ancora da imparare, da capire cos’è un padre, cercare un equilibrio fra il padre che vorrei essere e quello che inevitabilmente – e senza il mio permesso – diventerò.
Per tutti gli zii e le zie, inoltre, aggiungo un’altra foto dell’uccellino, mentre è fra le mie braccia.
Gius io non lo so cosa significa fare i genitori!
La perduta intimità dovete ricrearla, sarà diversa da quella di coppia senza figli ma non fate l’errore di non cercarla.
Sara deve essere il centro del vostro mondo ma non il vostro mondo (non sono certa di essermi spiegata).
Appena sarà possibile ritagliatevi del tempo per voi come coppia, magari manciate di minuti quando lei dorme 🙂
Ed è vero… la cacca dei neonati puzza di più di quella degli adulti altro che favole romantiche… però è vero che quando non sono in “produzione” o non rigurgitano il latte hanno un profumo di buono che solo i neonati possono avere 😛
Un bacio per tre da zia Viv
Come ti avrà già detto tua madre: adesso non è niente! vedrai a quindici anni!
profematerealistaepocoromantica:-)
Nella foto è ancora più bella che nel video 🙂
Quando nostro figlio nacque il mio primo pensiero fu: ma l’ho fatto io sto coso? Niente magia, niente stravolgimenti nell’anima… e mi chiesi perchè le nonne mi avessero raccontato tutta quella serie di cose tenere e amorose sul proprio neonato, cose che in quel preciso momento realizzai come delle gran balle. Soprattutto durante le prime settimane di vita del “coso”. Belli i neonati, mi ripetevo, deliziosi… quelli degli altri. Per settimane lo considerai alla stregua di un gran rompi, per tutta una serie di motivi. Finchè non mi sorrise per la prima volta. E me ne innamorai.
Mio marito, quando nostro figlio avrà avuto si e no un mese, mi ricordo che dopo un pranzo mi rivelò la sua delusione: sperava che ci sarebbe stato un coinvolgimento maggiore come padre, nel senso emotivo (perchè concretamente hai voglia se era coinvolto… quanti pannolini ha cambiato anche lui!).
Ora nostro figlio ha quattro anni e mezzo. Il suo papà è il suo migliore amico, e per il suo papà lui è qualcosa di indescrivibile.
Lascia che passino i primi mesi, ti assicuro che poi tutto cambia. Tutto. Ancora di più di quanto è cambiato il giorno della nascita di sara.
E’ la prima volta che leggo questo blog, e ne sono teneramente conquistata.
Mamigà