Vorrei fare un post come quello che ho visto sul blog di un’amica del blog di Sara, uno in cui si riassume ciò che ero ed eravamo un anno fa quando la nostra piccola Sara era ancora nel pancione di Roby. Se guardo indietro mi viene da pensare alla stanchezza delle prime settimane, alla gioia totale, piena di quest’estate quando Sara ha cominciato ad interagire con me e la mamma in modo più significativo, all’emozione di alcuni momenti, alcune prime volte (la prima volta che l’ho tenuta in braccio, la prima volta che si è addormentata fra le mie braccia, la prima volta che le abbiamo fatto il bagnetto, la prima volta che mi ha sorriso, la prima volta che ha articolato un suono, la prima volta che … ). Mi viene da pensare anche alla frustrazione, soprattutto degli ultimi periodi, di non riuscire a farla addormentare, alla voglia di recuperare spazi personali che siano altri rispetto a Sara. Come sempre tante, forse troppe cose. Ripenso anche al senso di questo blog, vivo fintanto che c’era da tradurre in parole le emozioni dell’attesa, diventato un po’ vuoto dopo la nascita di Sara. E’ normale, Sara pretende tempo, lo prosciuga come un vero e proprio alimento. E quando non ha il nostro tempo, la nostra attenzione, protesta lagnandosi. E non è una gran cosa (dicono che l’esercito USA usi il suono di un bimbo che piange e che si lamenta per torturare i propri prigionieri…).
Alla fine il post si riassume nella voglia di comunicare ancora se stessi, una voglia preponderante a testimonianza della propria esistenza. Ciò che resta è un “Siamo ancora qui, siamo vivi e Sara cresce”. Per lasciare traccia di ciò che è e che è stato, non più solo delle sensazioni ma anche la propria presenza.
Buon anno nuovo a tutti. Quello nostro è iniziato con un veglione che Sara ha voluto fare comunque, addormentandosi (solo per crollo fisico) alle 4 del mattino, senza mai chiudere gli occhi… e il nostro anno è iniziato con grossissime borse sotto gli occhi!